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al testo di Amina Narimi
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Con quale forza La notte densa sollevò -in grida- un albero nero .con tutto il peso di una nascita. invaso di volti, di lampi e una vita sola nella -sua- voce! Mi ricongiunsi a tentoni nello squarcio - cancellato il cielo- tra la mano e i rami intuendo il profilo grave la cavità oscura Scossa
Fu piena l’aria d’acqua ferma vicino e forte da non potere dimenticare come cresceva lo spazio la paura il confine delle cose, in eterna attesa di quel nome chiamato verso il bosco
Piantai una candela per ogni fitta per illuminare le macchie cieche sotto la pelle -a figura intera- le radici della casa vacillante per riempire il muro del lieve della luce le piantai a spargere speranze negli occhi vuoti per accogliere -immaturi-di lasciarla andare via La sera prima.
Poi venne Il Giorno, là dentro, deciso. l’angelo puntava il dito verso. il sole alla fine della terra E un albero bianco in cielo attraversò la stanza col giuramento di restare in piena luce a quella stessa ora dello sguardo che la porta chiude senza Lei Eterna
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